Visita alle città d'arte

Amatrice

         


Amatrice in Italia nella regione Lazio

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 INGRANDISCI

 

Amatrice

Fu, in origine, uno dei molti abitati rurali ("loci", «villae») compresi nelle "Terre Summatine", così chiamate dalla romana Summata, le quali, ai tempi della invasione Longobarda, vennero, a loro volta, incorporate nel Ducato di Spoleto.

È ricordata da una carta di cessione del Regesto Farfense del 1012 e nel diploma dell'imperatore Corrado II del 1037, che conferma i possessi del Vescovo di Ascoli.

Il suo nome (Matrice, La Matrice) indica che fu sede della Chiesa principale della contrada e, anche per questa ragione, essa cominciò ad acquistare preminenza sui villaggi circostanti e ad attirarne, in parte, gli abitatori allorché, al principio del secolo XIII, il Ducato di Spoleto passò in dominio della S. Sede e le «Terre Summatine» vennero assegnate alla Chiesa e al Comune di Ascoli.

Intorno al 1265 Re Manfredi di Svevia invase il territorio amatriciano sottraendolo alla soggezione del Comune e della Chiesa di Ascoli e annettendolo al Reame di Napoli e ciò dovette avvenire col consenso e l'appoggio d'una parte della popolazione perché altrimenti non si spiega l'accanita resistenza opposta dall'Amatrice alla dominazione di Carlo I d'Angiò.

Sottomessasi infine all'Angiomo e quale «Universitas» dipendente dal Regio Demanio, la grossa terra combatté, nel secolo XIV, contro Cascia e Norcia e soprattutto contro l'Aquila, inviando anche le sue forze a Braccio da Montone quando quel celebre condottiero assediò la città abruzzese nel 1424.

Durante le guerre tra Angiomi ed Aragonesi per il possesso del Reame di Napoli, sostenne tenacemente i secondi e si mantenne loro fedelissima durante la guerra arsa in seguito alla congiura dei Baroni, ottenendo, in ricompensa, il privilegio di batter moneta col motto «Fidelis Amatrix».

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Nel 1528 si dichiarò in favore di Re Francesco I di Francia, ma l'anno successivo, il 28 febbraio, venne assalita dalle truppe di Filiberto di Chalons, Principe d'Orange e Capitano Cesareo in Italia, e ricondotta alla obbedienza dell'Imperatore Carlo V, dopo aver subito saccheggio e distruzione.

Risorta dalle rovine, venne infeudata successivamente ai Vitelli, agli Orsini e ai Medici ed infine tornò alla Corona di Napoli.

Prese parte attiva ai moti carbonari del 1821 e del 1831.

E' patria del singolare pittore e architetto Cola Filotesio e dell'insigne patriota Pier Silvestro Leopardi.

L'aspetto dell'Amatrice è quello di una piccola città disposta secondo una pianta regolare attribuita tradizionalmente a Cola, il quale l'avrebbe disegnata dopo le distruzioni del 1529.

Lungo il reticolo delle vie diritte si allineano palazzi e palazzetti di buona architettura dei secoli XVI, XVII e XVIII, accanto ad alcuni edifici più antichi, tra i quali spiccano la snella Torre Civica e le severe Torri campanarie delle Chiese di S. Agostino e di S. Emidio.

Tuttavia anche ad Amatrice, sono le Chiese che offrono al visitatore la principale attrattiva.

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La CHIESA Dl S. FRANCESCO, della seconda metà del trecento, innalza la sua facciata a coronamento orizzontale nella quale si aprono l'occhio e lo stupendo portale gotico nella cui lunetta spicca un gruppo di statue di pietra formato dalla Vergine in trono col Bambino affiancata da due Angeli adoranti.

L'interno, ampio e di solenne austerità, è ad unica navata, con slanciata abside semipoligonale istoriata di affreschi dei secoli XIV e XV. Tra questi è notevole quello rappresentante l'Albero di Jesse, opera d'un artista marchigiano influenzato dai pittori riminesi.

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Altri affreschi di Scuola Marchigiana quattrocentesca sotto dipinti sulle pareti della navata. Alla parete interna della facciata è appoggiato un portico di pietra quattrocentesco adorno di bassorilievi, e su quella destra domina il sontuoso Altare seicentesco intagliato in legno dall'amatriciano Giovan Battista Gigli e messo poi a oro e azzurro.

È dedicato alla Madonna della Filetta e venne eretto per custodire, entro un forziere, uno stupendo reliquiario in forma di tempietto gotico cesellato, attribuito a Pietro di Vannino, orafo ascolano (1472). Sopra l'Altare si estende un grande ed interessante affresco del Trecento, rappresentante il Giudizio Universale.

Notevoli anche il busto marmoreo cinquecentesco di Camillo Orsini e il pulpito barocco intagliato in legno.

Al limite della piazza ove sorge la Chiesa di S. Francesco, si trova la Chiesa profanata di S. Fortunato con singolare portale quattrocentesco.

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La CHIESA Dl S. AGOSTINO, all'estremità nordorientale della città, presso una Porta della cinta trecentesca, ha una facciata a coronamento orizzontale in cui si aprono un ricco rosone e un bellissimo portale tardogotico (1428), riccamente scolpito.

Notevoli le statue dell'Arcangelo Gabriele e della Vergine Annunciata e le immagini di frati che formano il singolare motivo ornamentale d'una delle cornici della lunetta.

L'interno, interamente rifatto nel Settecento, e ora restaurato, è di scarso interesse. Vi si trovano tuttavia due affreschi rappresentanti l'Annunciazione (1491) e la Madonna in trono col Bambino e due Angeli (1492), d'un pittore paesano della cerchia di Vittore Crivelli e Pietro Alamanno chiamato il "Maestro della Madonna della Misericordia".

Di qualche interesse sono anche la Chiesa di S. Emidio o della Madonna Lauretana, del Quattrocento, con interno a due navate istoriato di affreschi votivi, e la Chiesa cinquecentesca di S. Maria della Porta.

Nei dintorni dell'Amatrice alcune frazioni o «ville» presentano particolare interesse.

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Non lungi da Retrosi (km. 6 c.) si trova la Chiesa di S. MARIA DELLE GRAZIE o «ICONA PASSATORA», quattrocentesca, internamente tutta stonata di affreschi votivi tra i quali ricordiamo: la Madonna della Misericordia (1491), la Madonna in trono col Bambino tra i SS. Antonio Abate e Lucia(1490), il Cristo portacroce (1490?), tutti del pittore che ha affrescato in Sant'Agostino dell'Amatrice; inoltre: l'Annunciazione, del 1494, gli Apostoli, i Dottori della Chiesa, la Adorazione dei Magi, la Crocifissione e I' Incoronazione della Vergine, eseguiti sull'arco, sul sottarco, sulle volte e sulle pareti della tribuna e firmati e datati (1508-1509) dal pittore amatriciano Dionisio Cappelli.

A Cornillo Nuovo (Km. 8 c.), nella Chiesa parrocchiale di S. Antonio Abate, l'edicola dell'Altare che protegge la statua in terracotta policromata del Santo titolare e la parete retrostante sono tutte affrescate da Dionisio Cappelli, che ha apposto la propria firma e la data (1511).

Alla Filetta (Km. 5), raggiungibile solo mediante una stradicciola di là dal Tronto che si stacca dalla via statale per l'Amatrice, in corrispondenza del bivio per Cornillo Vecchio, la CHIESA Dl S. MARIA, quattrocentesca, è tutta istoriata internamente di affreschi votivi. Sull'arco e nella calotta dell'abside Pier Paolo da Fermo dipinse e firmò nel 1480 l'Annunciazione; i S.S. Pietro e Paolo, l'Ascensione, la Costruzione del Santuario, la Processione che accompagna all'Amatrice è venerata e miracolosa immagine della Vergine trovata sul luogo da una pastorella.

Altri affreschi di seguaci del Maestro della Madonna della Misericordia (due Madonne della Misericordia e una Madonna di Loreto), di Dionisio Cappelli e di altri minori pittori locali si allineano sulle pareti della Chiesa.

Da visitare è la "villa" di Prato (Km. 1,5 c.), con la Chiesa parrocchiale adorna di tre Altari lignei di Giovan Battista Gigli che vi è sepolto; l'iconetta di S. Apollonia, presso Prato, stonata di affreschi votivi cinquecenteschi; la «villa» di Voceto (Km. 4 c.), con la Chiesa di S. Savina adorna di affreschi di Dionisio Cappelli; la «villa» di S. Martino, con la Chiesa omonima del 1479 pure affrescata; la Chiesa della SS. Annunziata a Cossito, presso la «villa» dei S.S. Lorenzo e Flaviano, nella quale si trovava un trittico a sportelli dipinti a tempera che ha, sul pannello centrale, una Vergine in trono col Bambino del tardo Duecento.

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Oltre il bivio per Amatrice, la Via Salaria prosegue, lungo il letto sassoso del Tronto e tra monti coperti di folti castagneti, e raggiunge il bivio per Accumoli(m. 858).

L'abitato di Accumoli conserva un aspetto medioevale e vanta l'antica Torre civica e case e i palazzi Del Guasto, Comunale, del Podestà, Marini e Ambrosi-Sacconi, dei secoli XV, XVI e XVII.

Nelle sue Chiese, notevoli opere d'arte; in Santa Maria delle Coste una Madonna in trono col Bambino su tavola, del secolo XIII, ma assai ridipinta; in Santa Maria della Misericordia, una tela seicentesca attribuita ad Alessandro Turchi detto l'Orbetto, raffigurante la Madonna col Bambino in gloria tra i S.S. Anna, Francesco e Giacomo Maggiore.

 

Realizzazione: Ernesto Paleani Editore

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