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Prodotti ed eventi nei territori e nei
              luoghi medievali. 
 
            
            
            A tavola con i Templari
            Cucina medievale nel
            periodo delle Crociate
            Birra
            Mentre
            il vino era la più comune bevanda da pasto nella maggior parte
            d'Europa, questo non succedeva nelle regioni del nord dove la vite
            non veniva coltivata. Chi poteva permetterselo beveva vino
            d'importazione, ma in queste zone anche i nobili d'abitudine
            bevevano birra,
            chiara o scura, in particolare verso al fine del Medioevo. In Inghilterra,
            nei Paesi
            Bassi nel
            nord della Germania,
            in Polonia e
            in Scandinavia la
            birra veniva consumata quotidianamente dalle persone di tutte le
            classi sociali e di tutte le età. Tuttavia la forte influenza delle
            culture arabe e
            mediterranea sulla scienza medica (dovuta in particolare al periodo
            della Reconquista e
            all'influsso dei manoscritti arabi) fece sì che la birra godesse
            però di cattiva reputazione. Per la maggior parte degli europei
            medievali, si trattava quindi di un liquido piuttosto umile al
            confronto con quelli tipici del sud come vino, succo di limone ed
            olio d'oliva. Anche prodotti di origine esotica come il latte di cammello o
            la carne di gazella generalmente
            venivano giudicati di maggior valore nei testi medici dell'epoca. La
            birra era considerata solo come una passabile alternativa e le
            venivano attribuite varie qualità negative. 
            
            .
            
            
            .
            
            
            Nel
            1256 il medico senese Aldobrandino
            da Siena descrisse
            la birra in questo modo:
            
            « Di
            qualsiasi cosa sia fatta, d'avena, d'orzo o di grano, nuoce alla
            testa e allo stomaco, provoca un alito
            puzzolente e rovina
            i denti,
            colma lo stomaco di umori cattivi e chiunque la beva insieme al vino
            finisce per ubriacarsi in fretta: tuttavia ha la proprietà di
            facilitare la minzione e rende le carni bianche e lisce »
            ...
            Si
            credeva che gli effetti di un'ubriacatura da birra durassero di più
            di quelli di una dovuta al vino, ma si ammetteva che non creava la
            sensazione di "sete falsa" associata al vino. Anche se in
            minore misura rispetto ai paesi del nord, la birra veniva consumata
            anche nel nord della Francia e nell'Italia continentale. Forse in
            conseguenza della conquista
            normanna dell'Inghilterra e
            dei frequenti viaggi dei nobili tra la Francia e l'Inghilterra una
            birra francese descritta nel ricettario del XIV secolo Le
            Menagier de Paris veniva
            chiamata godale (evidentemente
            una diretta derivazione dell'inglese "good ale" - it.
            "Birra chiara buona") ed era fatta con orzo e farro ma
            senza luppolo.
            In Inghilterra esistevano anche le varianti poset
            ale, un
            miscuglio di latte caldo e birra fredda, e brakot o braggot una
            birra speziata preparata in maniera simile all'ippocrate.[79][82]
            
            
            L'uso
            del luppolo per dare sapore alla birra era conosciuto almeno
            dall'epoca carolingia,
            ma si diffuse lentamente per le difficoltà di riuscire a fissare le
            giuste proporzioni. Prima della scoperta del luppolo si usava il gruit,
            una mistura di varie erbe diverse. Il gruit non possedeva le stesse
            proprietà conservanti del luppolo e di conseguenza la birra
            prodotta in quel modo doveva essere consumata velocemente per
            evitare che andasse a male. Un altro modo di insaporire il preparato
            era di aumentarne il contenuto alcolico, ma era più costoso e dava
            alla birra l'indesiderata capacità di dare ubriacature più veloci
            e pesanti. Durante l'Alto
            Medioevo la
            birra veniva prodotta principalmente nei monasteri oppure
            su scala più ridotta nella abitazioni private. Nel Basso
            Medioevo invece
            iniziarono a diffondersi nel nord della Germania delle birrerie
            cittadine a cui veniva delegata la produzione.
            
            
            Anche
            se la maggior parte delle birrerie erano piccole imprese familiari
            che davano lavoro al massimo a otto o dieci persone, la regolarità
            della produzione permise di investire in attrezzature migliori e di
            sperimentare nuove ricette e tecniche di preparazione della birra.
            Questi tipi di lavorazione in seguito si diffusero anche in Olanda,
            nelle Fiandre e
            nel Brabante,
            raggiungendo anche l'Inghilterra nel XV
            secolo.
            La birra aromatizzata con il luppolo diventò molto popolare negli
            ultimi decenni del tardo Medioevo. In Inghilterra e nei Paesi Bassi
            il consumo annuale pro capite raggiunse i 275-300 litri e
            veniva consumata praticamente ad ogni pasto: a colazione si beveva
            una birra a bassa gradazione alcolica, mentre più in là nel corso
            della giornata si passava a birre più forti. Una volta che il suo
            impiego venne perfezionato il luppolo permise alla birra di
            conservarsi anche per sei mesi o più e ne facilitò l'esportazione
            su larga scala.[83]
            ..
            Organizzazione
            generale Fiere e Mercati storici
            Titolare:
            Ernesto Paleani
            ..
            
            Prodotti:
            Terre
            Templari
            
            Con
            la partecipazione della Impresa della Cultura "Ernesto
            Paleani Editore".
            
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